Le Storie

…si compiaccino per l’amor di Dio, non mi lassar morire di fame…

Così scrive un detenuto, in una supplica indirizzata agli Ufficiali di Sanità, durante l'ultima grande epidemia di peste.

Carcere

Molto Illustrissimi Signori del Magistrato della Sanità

Ritrovandomi in Cameraccia del Bargello afflitto per il male contagioso di mio figliolo chiamato Francescho, ieri d’ordine di Lor Signori mandato al luogo ordinato di San Miniato et serrato mia moglie et figliola fanciulla in casa su la piazzuola del Carmine sul canto al Leone, restò privo di vitto ed’ogni altro aiuto mondano, non havendo alcuno che mi soccorra et son debilito dalla lunga carcere. Ricorro all’ampla autorità e misericordia di Loro Signorie si compiaccino per l’amor di Dio, non mi lassar morire di fame e stento nella prigione. Per l’amor di Dio mi ordinino da vivere modestamente acciò che se la mia povera famiglia è confitta in casa, mio figliolo al lazzaretto, non possono lavorare né provvedermi da vivere. Da ieri in qua ancora son digiuno, son vecchio e con questo dolore. Tormentato. Nelle lor pietose braccia rimettendomi ne aspetto carità et soccorso e Dio Benedetto le premierà per si pia opera e sostentamento dello Premio dello Cielo et ricordandomi alla lor misericordia. Doglioso dell’afflitione del mio sangue, neli butto a piedi facendoli humilmente reverenza stien sani, così Dio li conservi.

Di Cameraccia 19 ottobre 1630.

Delle Signorie Loro Obbligatissimo servo abbandonato.

Carlo di Moretto Agresti.

(ASF Ufficiali di Sanità 151)

Chissà se la supplica verrà accolta, ci è sembrata in ogni caso, di per se interessante.

Documenti originali

Stato delle anime dell'anno 1857, nel popolo di Santo Stefano a Lucolena
Picciol…